mercoledì 27 aprile 2011

Quanto?


La qualità della vita dipende dalla personale ricchezza economica? E se ne dipende, in che misura?
Quanto?

P.S.
remando su una barca controcorrente neanche la superficie dell'acqua scorre nella direzione opposta

mercoledì 13 aprile 2011

E' ufficiale: Nucleare Catastrofe

Fonte immagine: Dal blog di Debora Billi

La terra ha tremato e spaccato, il mare ha distrutto e portato via.
La natura si è manifestata nei sui ampissimi, rispetto a quelli umani, limiti di azione.
La mitica efficienza giapponese nulla ha potuto per prevenire ne risolvere ne arginare sufficientemente i danni alla centrale di Fukushima.
Quelli a cui stiamo assistendo impotenti sono i limiti dell'agire dell'uomo e,
se ci fosse bisogno di ricordarlo, non tutto è nel suo controllo:
neanche quello che costruisce con tanta perizia e con tanti sforzi.
Dopo una settimana dall'allarme già si poteva supporre che la situazione era più che grave di quella comunicataci fino a quel momento.
Adesso è ufficiale: la gravità dell'incidente è a livello 7, il massimo concepito, una catafrofe.
Una grande parte del Giappone è morta, per generazioni sarà invivibile.
La situazione non è neanche risolta completamente ne sotto controllo.
La terra continua a tremare e nella centrale fughe massiccie di radiazioni ed esplosioni non sono terminate.
Da qui in poi la situazione può rimanere una catastrofe nei già grandi dintorni della centrale o può estendersi e diventare una catastrofe anche per distanze più ampie e per terre più lontane.
Già ora il mare sta portando con se i veleni nucleari come mai era successo prima.
Questo non vuol dire, come illusoriamente qualcuno propone, che la prossima volta l'uomo sarà più attrezzato a fronteggiare simili eventi, ma significa semplicemente che la parola nucleare e la parola catastrofe vanno di pari passo.
L'amarezza che sento coincide con la certezza di saperlo da Chernobyl in qua.

venerdì 8 aprile 2011

Per fortuna



Per fortuna che non tutto si compra.
Per fortuna che non di solo pane viviamo.
Per fortuna che esistono i limiti.
Per fortuna che è meglio sbrigarsi a collaborare che sbrigarsi a competere.
Per fortuna che posso parlare, come una voce nel coro.

giovedì 7 aprile 2011