martedì 2 agosto 2011

Un semaforo per ciechi


Poniamo che ci sia una disfunzione ottica che renda ciechi al colore rosso.
Chi è cieco al rosso non riesce ad usare, o anche semplicemente a capire, ad esempio, un semaforo.
Poniamo che questa situazione sia molto diffusa tra la popolazione, e immaginiamo cosa accadrebbe ad un qualsiasi incrocio regolato da un normale semaforo...
Nel caso di verde, si attraverserebbe tranquilli, nel caso di giallo si passerebbe con più o meno prudenza accelerando o rallentando a seconda delle inclinazioni personali.
E nel caso di rosso? Semplicemente il semaforo verrebbe percepito come spento, non funzionante, addirittura inutile. E l'incrocio da attraversare verrebbe tentato come se il semaforo fosse giallo, ma con la certezza di non essere sul lato della strada che ha il verde.
In una situazione del genere la confusione aumenterebbe come gli incidenti; forse fioccherebbero teorie, tesi e prassi più o meno accreditate e consolidate per sopravvivere a semaforo "spento" (ma semplicemente rosso).

Poniamo adesso che il rosso rappresenti il concetto di limite, sia esso di qualsiasi genere: fisico, personale, ambientale, normativo, strutturale, ecc; la strada, con i suoi incroci, rappresenti la crescita economica, e guidare la volontà di crescere. Crescere a prescindere, crescere ad ogni costo, crescere come dogma e ideologia consolidata da un paio di secoli almeno, in cui qualsiasi impedimento è illusoriamente sempre aggirabile o superabile.

Secondo me nelle recenti crisi di tipo ambientale, alimentare e finanziario, ci sono ancora tante persone cieche al rosso.
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