mercoledì 31 agosto 2011
Pubblicità con stile
Ho un’idea. Creare un'agenzia pubblicitaria che realizzi e gestisca campagne pubblicitarie in cui i "prodotti" siano stili di vita compatibili con l'ambiente.
La pubblicità che conosciamo non solo fa parte della nostra quotidianità, ma evidentemente funziona egregiamente se vengono spesi tantissimi soldi per realizzarla. Ma se la tecnica pubblicitaria nel suo complesso è così efficace, per esempio, nell'aumentare le vendite di una macchina, un profumo o un detersivo, perchè non usare la stessa forza nel promuovere un prodotto particolare di cui abbiamo bisogno: ossia degli "stili di vita" compatibili con l'ambiente? Insieme ai prodotti comunemente reclamizzati da ogni parte, ci vengono proposti anche comportamenti, atteggiamenti e azioni che rendono ancora più desiderabile un certo prodotto e invidiabile chi lo usa. Ma se pubblicizzassimo stili di vita corretti e sostenibili, con la stessa tecnica, con gli stessi mezzi e con la stessa penetrazione, anche questi sarebbero più desiderabili e chi li adotta più invidiabile...Qualcuno potrebbe obbiettare che esiste già la pubblicità progresso per cose di questo genere, ma in realtà quella già presente è una nicchia ben riconoscibile e a cadenza troppo sporadica per avere lo stesso successo di quella commerciale. L'idea consiste in un'impresa pubblicitaria a tutti gli effetti, la cui capillarità, efficacia e durata sia paragonabile a quella della comune pubblicità. Se funziona per una bibita perchè non usarla per l'"uso dei rifiuti", o per "andare in bicicletta"?
Le risorse del pianeta non sono infinite, e non possiamo continuare a credere che possiamo crescere all'infinito mantenendo comportamenti quotidiani che non fanno che accelerare la fine di quelle utilizzabili. Detto in altro termini, la questione è far crescere la cura dell'ambiente dalle stesse persone che lo vivono, e aumentare la serenità di tutti progettando un futuro che non porti ad un vicolo cieco ambientale. E per questo serve urgentemente convincere una massa critica di persone ad agire per il proprio bene e per il proprio stesso vero interesse.
A trarne beneficio sarebbero l'ambiente, le persone che lo vivono, e non ultime tutte quelle realtà aziendali e private che offrono prodotti e servizi compatibili con gli stili di vita che verrebbero pubblicizzati.
Per cominciare naturalmente servono capitali da investire per avviare una società pubblicitaria competitiva: collaboratori, strumenti, competenze del settore, consulenti, testimonial: in breve tutto quello che già fa funzionare così bene le società attualmente sul mercato. Si tratta di utilizzare lo stato dell'arte della tecnologia, e delle tecniche già disponibili, e utilizzarle per un altro scopo rispetto a quello attuale.
Una volta che abbia preso piede con successo, la società si finanzierebbe con le commissioni di tutti quei soggetti che offrono beni e servizi compatibili con gli stili di vita pubblicizzati; gli stessi, anche se piccoli, potrebbero consorziarsi per ciascuna campagna. Una volta che gli stili di vita adottati saranno "appetibili" da un numero sufficiente di persone, i produttori finora non interessati correranno ai ripari riconvertendosi, e si rivolgerebbero per le competenze acquisite a questa nuova società, che in questo modo aumenterebbe il proprio portafoglio clienti, e contestualmente l'ambiente ne beneficerebbe all'interno di un circolo virtuoso.
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martedì 9 agosto 2011
lunedì 8 agosto 2011
martedì 2 agosto 2011
Un semaforo per ciechi
Chi è cieco al rosso non riesce ad usare, o anche semplicemente a capire, ad esempio, un semaforo.
Poniamo che questa situazione sia molto diffusa tra la popolazione, e immaginiamo cosa accadrebbe ad un qualsiasi incrocio regolato da un normale semaforo...
Nel caso di verde, si attraverserebbe tranquilli, nel caso di giallo si passerebbe con più o meno prudenza accelerando o rallentando a seconda delle inclinazioni personali.
E nel caso di rosso? Semplicemente il semaforo verrebbe percepito come spento, non funzionante, addirittura inutile. E l'incrocio da attraversare verrebbe tentato come se il semaforo fosse giallo, ma con la certezza di non essere sul lato della strada che ha il verde.
In una situazione del genere la confusione aumenterebbe come gli incidenti; forse fioccherebbero teorie, tesi e prassi più o meno accreditate e consolidate per sopravvivere a semaforo "spento" (ma semplicemente rosso).
Poniamo adesso che il rosso rappresenti il concetto di limite, sia esso di qualsiasi genere: fisico, personale, ambientale, normativo, strutturale, ecc; la strada, con i suoi incroci, rappresenti la crescita economica, e guidare la volontà di crescere. Crescere a prescindere, crescere ad ogni costo, crescere come dogma e ideologia consolidata da un paio di secoli almeno, in cui qualsiasi impedimento è illusoriamente sempre aggirabile o superabile.
Secondo me nelle recenti crisi di tipo ambientale, alimentare e finanziario, ci sono ancora tante persone cieche al rosso.
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